Dopo meno di tre anni dalla precedente alluvione, la Valle Tanaro nell’Astigiano è di nuovo allagata. L’area più coinvolta è quella dell’Isolone, in particolare nel territorio di Asti, Azzano d’Asti, Rocca d’Arazzo e Castello di Annone, dove si segnalano danni in tutte le aree golenali lungo il percorso del Tanaro. Situazioni analoghe anche nelle altre zone della provincia.
Nell’area del Sud Astigiano, (Nizza Monferrato e dintorni) si sono verificate anche frane e smottamenti. In tutti i comuni della Valle Belbo, ad eccezione di Nizza, tutte le scuole sono rimaste chiuse nella giornata odierna. Conseguenze molto più pesanti invece nella zona dell’acquese a causa della fuoriuscita del fiume Bormida.
Dal punto di vista agricolo nella zona del Villanovese e comuni limitrofi ci sono stati allagamenti dei campi dovuti alla fuoriuscita di acqua da fossati di scolo dei terreni. Si sono registrati diversi problemi per quanto riguarda le semine non ancora effettuate e per la distribuzione di letami e liquami nei terreni con eccessivo accumulo degli stessi nelle vasche di stoccaggio. I terreni saturi di acqua stanno anche compromettendo le semine di orzo e grano già effettuate, con rischio di mancata germinazione delle sementi. Fortunatamente in questo periodo la maggior parte del mais è stato trebbiato ma quello ancora in campo rischia di non essere più raccolto o fortemente deprezzato.
Nelle zone di Asti e Montechiaro e Costigliole non si rilevano danni di grave entità, solamente allagamenti consistenti nei campi, ma del tutto fisiologici viste le condizioni meteo.
Il responsabile del servizio tecnico di Confagricoltura Asti, Enrico Masenga, sottolinea che una parte dei campi coinvolti ricade nelle casse di espansione programmata del Tanaro: «Proprio queste aree, unitamente agli argini, consentono la prevenzione dei danni agli insediamenti civili. Pur riconoscendo la necessità di tali aree, non possiamo però ignorare gli ingenti danni a cui sono soggetti gli agricoltori di queste zone, danni che dovrebbero essere risarciti per l’utilità fornita alla città. Ricordiamo infatti che nella “fascia A” sono vietate le coltivazione arboree e che le sistemazioni idrauliche dopo l’alluvione del 1994 hanno aumentato in modo esponenziale gli eventi calamitosi in queste zone. Purtroppo invece dobbiamo segnalare scelte discutibili della Regione che nella recente approvazione delle domande per i danni degli eventi alluvionali del 2016 ha escluso la finanziabilità di alcuni interventi di ripristino per le aree soggette ad allagamenti frequenti (periodicità inferiore a 5 anni)».
«Gli agricoltori si trovano così con il danno e la beffa – evidenzia a gran voce Mariagrazia Baravalle, direttore di Confagricoltura Asti –. Chiediamo che venga istituito un fondo per il risarcimento dei danni agli agricoltori con terreni nei bacini di espansione che, per di più, si trovano limitati nelle scelte colturali ed in alcuni casi esclusi dai finanziamenti. Ad oggi numerose aziende agricole si trovano con le coltivazioni di grano e orzo distrutte e senza la prospettiva di ricevere indennizzi».
Nella foto di Enrico Masenga i campi fra Rocca D’Arazzo, Azzano e Castello D’Annone