Il Consiglio comunale aperto di Alba sulla crisi della Stamperia Miroglio di Govone, chiusa dal 7 luglio scorso, si è tenuto giovedì 30 luglio, alle 17 alla presenza del sindaco di Alba Carlo Bo, del presidente del consiglio comunale Domenico Boeri e dei consiglieri comunali. In piazza Risorgimento ad assistere alla seduta dal maxischermo allestito sotto il Municipio, la maggior parte dei 151 dipendenti rimasti senza lavoro, molti accompagnati anche dalle famiglie.
Per prima è intervenuta l’azienda con il direttore delle risorse umane Alessio Fois che ha spiegato la posizione della proprietà, costretta a una scelta così radicale, e ha garantito la disponibilità a cercare un punto di incontro; poi la parola è passata al presidente della Regione Alberto Cirio che ha chiesto alla proprietà di attivare la cassa integrazione per cessata attività, far durare più a lungo possibile gli ammortizzatori sociali e mantenere il tavolo permanente finché anche l’ultimo lavoratore non sarà ricollocato; a seguire hanno parlato i tre rappresentanti delle sigle sindacali Maria Grazia Lusetti (Cgil), Vito Montanaro (Uil) e Angelo Vero (Cisl) che hanno ribadito un accorato appello a non lasciare soli i lavoratori. Poi gli interventi del consigliere Olindo Cervella e del consigliere Gionni Marengo, in rappresentanza della minoranza e della maggioranza consiliare. Infine, la conclusione affidata al primo cittadino albese.
«Dal primo agosto le 151 persone che sono state lasciate a casa non avranno né stipendio né ammortizzatori sociali – ha detto nel suo intervento il sindaco Carlo Bo –. E’ ora fondamentale far partire l’iter per la cassa integrazione senza ulteriori ritardi, tenuto conto che le banche del territorio hanno già dato la loro disponibilità ad anticiparla. La proprietà deve riaprire la trattativa con i sindacati lasciando aperta la possibilità di una nuova negoziazione. Sono convinto che si possa trovare un accordo economico di mediazione tra le richieste dei dipendenti e l’offerta della proprietà, anche se capiamo che non potranno più essere le cifre del passato. Chiedo alla Miroglio di fare un passo avanti. Consapevole delle cospicue risorse investite in questi anni, chiedo alla proprietà di fare ancora un ultimo sforzo per venire incontro a queste persone rimaste senza lavoro. Penso che lo debba e lo possa fare anche per rispetto alla sua storia di azienda arrivata a vantare 4 mila dipendenti in Italia.
Per trovare una soluzione ritengo che anche la politica ci debba mettere la faccia e così sto cercando di fare, andando a bussare alle porte delle aziende per cercare di ricollocare i lavoratori. I residenti ad Alba sono solo 17, ma noi dobbiamo occuparci di tutti e dare prova di essere un territorio, quello che produce più Pil di tutta la provincia, capace di risolvere queste problematiche. Non è possibile che ad oggi non mi sia stato ancora consegnato un elenco dei dipendenti con le relative mansioni. Questa passaggio è determinate poiché ci potrebbero essere aziende già disposte ad assumere. Concludo con un appello un’unità: dobbiamo dimostrare a tutti che insieme riusciremo a dare risposte concrete in questo momento di grave crisi».
Foto di Gisella Divino