Ven. Nov 22nd, 2024

 

“Barolo 2021. Racconto infinito”. Il piccolo comune delle Langhe ha scelto questo slogan per presentarsi, a partire dall’inizio di quest’anno e per i prossimi 12 mesi, come prima “Città Italiana del Vino”.

Un anno che sarà scandito da una ventina di attività, eventi, mostre e conferenze, principalmente a Barolo, ma con diramazioni in numerosi altri comuni delle Langhe e del Roero. Alla stesura del dossier di candidatura di Barolo hanno partecipato 12 tra fondazioni culturali, consorzi, strade del vino e istituzioni territoriali. Il Comune di Barolo ha avuto la meglio su altre 6 città italiane in lizza per il riconoscimento.

Tra le colline albesi si fa affidamento sulla nuova iniziativa, promossa dall’Associazione Nazionale Città del Vino e patrocinata dal Mipaaf, per rilanciare attività e progetti rimasti congelati durante il 2020. Ma non si tratta soltanto di recuperare ciò che è rimasto nel cassetto durante gli scorsi, drammatici mesi. Barolo e l’intero distretto vitivinicolo delle Langhe puntano sul riconoscimento per avviare una serie di azioni destinate a incidere sul tessuto culturale, sociale ed economico del territorio. Negli amministratori locali e nei referenti tecnici, che hanno seguito il dossier di candidatura, si è fatta strada la consapevolezza che la viticoltura potrà rappresentare un volano di rinascita, a patto che sappia intercettare le esigenze di rinnovamento emerse con forza già prima della pandemia. Ecco perché, in parallelo alla pianificazione di eventi pubblici di grande richiamo, per il cui svolgimento occorrerà verosimilmente attendere ancora alcuni mesi, i promotori di Barolo_2021 puntano sull’impegno e la ricerca scientifica, la narrazione e la creatività, la ricerca di nuovi linguaggi comunicativi, la messa a punto di modelli e servizi rivolti alla collettività, i cui benefici possano perdurare a lungo.

Un ruolo decisivo, in questo senso, lo giocherà il WiMu, il Museo del Vino firmato dallo scenografo svizzero François Confino, gestito dalla Barolo&Castles Foundation e ospitato all’interno del castello Falletti. Per l’intero 2021 sarà osservatorio privilegiato e cabina di regia per le nuove tendenze in atto nel mondo del vino italiano. Attraverso il suo comitato scientifico, si insedierà a Barolo un laboratorio permanente di idee e analisi che troveranno pubblico sbocco in seminari, forum, conferenze, presentazioni di studi e indagini a sfondo storico o economico (trasmesse in streaming sul sito ufficiale, quando non sarà consentito lo svolgimento in presenza). In questo tempo sospeso e di passaggio, la Città Italiana del Vino si farà capofila di una fitta e variegata rete di soggetti e istituzioni per immaginare il futuro dei piccoli borghi, del dialogo città-campagna, del racconto rurale, della civiltà contadina e della prossima sfida ambientale.

Le tre parole-chiave attorno alle quali si dipanerà l’intero cartellone di iniziative previste per Barolo Città Italiana del Vino 2021 sono memoria, comunità e futuro.

Memoria, perché le Langhe sono, prima di tutto, inesauribile scrigno di testimoni e patriarchi, volti e gesti antichi, echi e simboli letterari. Afferma a tal proposito il professor Piercarlo Grimaldi, antropologo, già rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo: «La mezzaluna fertile, che ha rischiarato la nascita dell’agricoltura, sembra ora riservare il suo potere magico alle colline delle Langhe, un orizzonte spazio-temporale unico, in cui la memoria degli anziani contadini si appresta a trasmigrare attivamente verso le giovani generazioni, se queste saranno pronte a conservare e valorizzare l’eredità materiale e immateriale, il frutto della fatica e della festa, del tempo quotidiano ed eccezionale degli antenati».

Comunità, perché prima ancora che un vino Barolo è un paese, fatto della sua gente. «Questo riconoscimento va condiviso con tutti i barolesi. Ci serviva un segnale forte di speranza e ripartenza, volevamo suonare la carica alla nostra piccola comunità. Speriamo di esserci riusciti» dichiara con orgoglio il sindaco Renata Bianco.

Futuro, perché nel 2021 ci attende l’inizio di una lunga ricostruzione e di una riconfigurazione generale dei modelli e degli stili di vita, a partire anche dalle pratiche agricole e di gestione del territorio. «Due degli appuntamenti principali in programma riguardano il linguaggio e l’ambiente. Li declineremo con particolare riferimento al vino, ma il messaggio va oltre: dobbiamo ripartire dalla centralità del racconto e del nostro posto nel mondo, quest’ultimo inteso come equilibrio uomo-ambiente, se vogliamo dotarci di strumenti più idonei per affrontare le grandi emergenze del pianeta» sostiene Tiziano Gaia, che ha coordinato il lavoro sul dossier di candidatura di Barolo-2021 e collabora con il WiMu.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.