Per gli eventi e le iniziative bisognerà aspettare la seconda parte della stagione, ma Barolo intende comunque salutare l’inizio della primavera con un segno di fiducia e di speranza. Così, da sabato 20 marzo, il castello comunale Falletti è diventato il simbolo fisico della prima “Città Italiana del Vino”, con una grande proiezione luminosa sulla sua facciata, aperta sulla valle e sulle colline del re dei vini.
Una location non casuale, quella del castello. Al suo interno si sviluppa il WiMu – Museo del Vino che, per conto del Comune, ha elaborato con il suo comitato scientifico il dossier di candidatura e il programma di attività che hanno permesso al piccolo borgo delle Langhe di ottenere il prestigioso riconoscimento, promosso dall’Associazione Nazionale Città del Vino e dal Mipaaf.
«L’emergenza sanitaria e le conseguenti restrizioni stanno spostando un po’ più avanti la data ufficiale di inizio delle celebrazioni di Barolo Città Italiana del Vino 2021 – spiega la sindaca di Barolo, Renata Bianco –. Ma con questa insegna luminosa, che rischiarerà le notti di Langa, vogliamo portare una luce nelle nostre comunità e ribadire che siamo pronti a ripartire con forza ed entusiamo, appena le condizioni lo consentiranno. Abbiamo scelto questo week end anche per festeggiare idealmente il compleanno delle Città del Vino: l’Associazione si è costituita, con i primi 39 Comuni membri, il 21 marzo 1987. E Barolo c’era».
Il progetto di Barolo Città Italiana del Vino 2021 è patrocinato dall’Unione dei Comuni delle colline di Langa e del Barolo e gode del sostegno di Banca d’Alba, Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e Raspini Salumi.
Il calendario delle iniziative, che prevede mostre, conferenze, gemellaggi e momenti di approfondimento sulla storia e la cultura vitivinicola delle Langhe, sarà pubblicato sul sito ufficiale, www.barolo-piemonte2021.it.
Foto Pierangelo Vacchetto