“Chiamale se vuoi emozioni”. Così cantava Lucio Battisti nel 1970, in una delle sue canzoni più famose. E possiamo parlare di emozioni nuove, da provare al palato. Dopo mesi di tanto parlare è finalmente nata la nuova denominazione Asti Secco, modifica al disciplinare della denominazione “Asti”. Una nuova via per le bollicine, un nuovo modo di gustare il Moscato d’Asti in questa variante Dry che dovrebbe permettere ai produttori di proporre agli appassionati un prodotto nuovo, ideale per gli aperitivi e per piatti freschi.
L’Asti Secco è un’occasione molteplice: permette di confermare la bontà del vitigno Moscato, capace di esprimersi in diversi modi nel bicchiere, e di affrontare il mercato con una nuova strategia che si basa sulla qualità e sul prestigio.
L’Asti Secco è un vino che merita il suo posto ben preciso nel mercato nazionale ed internazionale. In questi mesi sono state tante, forse troppe, le parole spese nel paragonarlo al Prosecco. E’ stato creato un dualismo scomodo, poco edificante per entrambe le denominazioni. Asti Secco e Prosecco hanno in comune solo il metodo produttivo: sentori e gusto diversi, vitigni diversi, zone di produzione diverse. Entrambi sono testimoni di territori di produzione, ognuno con le loro caratteristiche. Non spendiamo altre parole su questo dibattito che speriamo esaurito. Diamo voce all’Asti Secco, alle sue caratteristiche, a quello che vuole essere per il territorio. E per fare questo abbiamo intervistato Romano Dogliotti e Giorgio Bosticco, rispettivamente presidente e direttore del Consorzio per la Tutela dell’Asti. Dalle loro parole possiamo capire quale sia la posizione ufficiale e le prospettive sull’Asti Secco da parte dell’organo ufficiale.
ASTI SECCO: CHE VINO SEI?
L’Asti Secco è una variante Dry del vino Moscato prodotto in chiave spumante. Siamo nel fantastico mondo delle bollicine che, da alcuni anni, hanno riscontrato successo tra gli appassionati, grazie alla qualità ed alla particolarità delle diverse denominazioni proposte in tutta Italia. Anche i produttori di Moscato che producono Asti, hanno pensato di proporre un nuovo spumante e, nell’Assemblea del Consorzio della Tutela dell’Asti di settembre 2016, è stata approvata una variazione al Disciplinare. E’ iniziato un iter che ha portato alla pubblicazione del disciplinare da parte della Gazzetta Ufficiale, e, da settembre, vedremo bottiglie di Asti Secco sugli scaffali, con la possibilità di degustare questa idea diventata realtà, e destinata a dare sempre più luce al mondo del Moscato.
Ma l’Asti Secco in che fascia si posiziona? Come abbiamo detto viene prodotto secondo il metodo classico usato per lo spumante. Ha meno residuo zuccherino (da 12 a 49,99 g/l) e una più alta gradazione (da un minimo di 11,5% ad un massimo di 13,5%) rispetto all’Asti Docg.
Al palato è pieno ed equilibrato e la sua sapidità lo rende molto gradevole con un finale che ricorda i sentori al naso di agrumi, pesca e sambuco.
E’ un vino ideale per i momenti di socializzazione: aperitivi, incontri formali ed informali, ed accompagna piatti leggeri, sia di prima che di seconda portata.
L’Asti Secco esprime freschezza, piacevolezza e quel pizzico di brillantezza dati dalle bollicine che allietano la mente ed il palato.
In questo modo il Moscato si esprime ancora una volta in un modo molto gradevole, ideale per tutte le età: l’Asti Secco fa sentire giovani!
ROMANO DOGLIOTTI
PRESIDENTE CONSORZIO DI TUTELA DELL’ASTI
Da pochi mesi è diventato presidente del Consorzio: il suo primo bilancio e come sta lavorando?
«Essere diventato Presidente del Consorzio è stato per me una sorpresa molto apprezzata. Sono presente in questa realtà da 28 anni, inserito al tempo da Vittorio Gancia che mi chiese di fare parte di quella che era una realtà in crescita. Portai altri colleghi e, con il tempo, il Consorzio è diventato quello che sappiamo. Ora continua la mia opera e ricoprire questa carica mi gratifica molto. In questi mesi abbiamo ottenuto un primo risultato sulla resa del Moscato: siamo arrivati a 80 qt/Ha, con un +10 qt da utilizzare per la produzione dell’Asti Secco e, per febbraio, sbloccheremo anche i +10 qt per il Moscato. Speriamo di arrivare presto a 100 qt/Ha, quello che il mondo contadino spera, nel rapporto di equilibrio che da sempre bisogna tenere con il mondo industriale».
Questione Asti Secco: ci siamo, pronti per la commercializzazione di questo nuovo prodotto che conferma come il Moscato sia un vino capace di esprimersi in diversi modi. Cosa ne pensa?
«Speriamo che l’Asti Secco parta subito bene. I vantaggi saranno due: una maggiore immagine ed uno stoccaggio minore con conseguente riduzione dei costi soprattutto per l’industria. Siamo pronti per i mercati: penso che l’Asti Secco sia una tipologia di vino adatto a molti palati che amano aperitivi e pranzi o cene a base di un vino interessante e particolare. Il Moscato si conferma come vino capace di stupire».
Asti Secco e Prosecco: un dualismo che ha o non ha senso?
«Per me questo dualismo non ha senso perché si fonda su “aria fritta”. La parola “secco” è stata, per così dire, la pietra dello scandalo. E’ solo una parola che inquadra l’Asti Secco tra i vini a base secca, come sono tanti altri. Il mondo del Prosecco ha una dimensione molto più grande rispetto alla nostra. Basti pensare al numero di bottiglie prodotte ed alle varie fasce di prezzo. Non vedo dove stia il problema. L’Asti Secco è un nuovo modo di bere il Moscato nella sua versione Asti, rappresenta un determinato territorio e non copia nessuno».
Capitolo vendemmia: il 2017 che annata sarà?
«In base ai dati delle prime raccolte effettuate nell’ultima settimana di agosto l’annata si presenta con un equilibrio molto interessante tra acidità, gradazione e aromaticità. L’uva sana, frutto di poche precipitazioni, favorirà il processo di lavorazione in cantina».
Capitolo mercato: il Consorzio come si muove?
«Siamo attenti ai mercati consolidati in cui la comunicazione non deve mai mancare. Puntiamo anche molto alle zone dove ci sono potenzialità di crescita sia in Italia che all’estero. Cerchiamo di portare giornalisti ed addetti ai lavori nei nostri territori: questo aspetto è per me molto importante, perché solo vedendo come e dove nasce il Moscato, si diventa consapevoli del lavoro che viene fatto dai produttori, veri protagonisti della valorizzazione del nostro territorio».
GIORGIO BOSTICCO
DIRETTORE CONSORZIO DI TUTELA DELL’ASTI
Lei è sempre impegnato in prima fila per la promozione dell’Asti. Riassumiamo in poche parole la vicenda Asti Secco e la situazione attuale.
«Siamo partiti più di due anni fa per fronteggiare un’esigenza della base associativa del Consorzio (piccoli produttori e le industrie). Bisognava risolvere il problema della crisi di mercato in Unione Sovietica, dove si vendevano 15 milioni di bottiglie, del calo dei consumi in Germania per la concorrenza di spumanti aromatici a basso prezzo, e della flessione in Italia per la crescita del Prosecco.
Partendo da questi dati di fatto e per ridurre gli stoccaggi di prodotto che crescevano, con tecnici specializzati abbiamo pensato ad un’alternativa creando l’Asti versione Secco. Dopo le sperimentazioni, il protocollo, la modifica del disciplinare, la ricerca di mercato (1000 soggetti intervistati tra Italia e estero), ora siamo pronti per la commercializzazione.
L’Asti Secco esalta la parte più “amarognola” del Moscato, rendendolo un vino ideale a tutto pasto, per aperitivi e per momenti social.
Potrà essere prodotto in versione Secco, Dry, Demi Sec…, in base alle varie esigenze dei produttori. Insieme a questo in etichetta ci saranno regole definite per mantenere la chiara identità dell’Asti come denominazione, per non confondere il consumatore la versione dolce dalle altre».
Asti Secco: che cosa vi aspettate e qual è il vostro progetto promozionale per questa novità.
«Ci aspettiamo che l’Asti Secco nel medio/lungo termine possa portare il consumatore ad apprezzare una variante del Moscato che conferma come questo vitigno sia il grado di esprimersi in diversi modi, tutti interessanti e testimone del territorio. Anche l’Asti Secco mantiene le caratteristiche dell’Asti in generale perché viene prodotto con uve 100% Moscato del territorio. L’aromaticità è assicurata.
Ci stiamo muovendo con una precisa strategia di marketing e presenteremo il prodotto in modo ufficiale a fine settembre/inizio ottobre in una conferenza stampa di livello nazionale. Bisogna lavorare bene anche sul nostro territorio di produzione, facendo sentire i produttori stessi protagonisti».
Se si beve Asti Secco che cosa viene in mente?
«L’Asti Secco ha la grande aromaticità dell’Asti. Si avvertono profumi di frutta e quel piacevole amarognolo finale che rende questo spumante unico nel suo genere. Nel panorama degli spumanti secchi non ci sono altri prodotti simili. E’ un vino che si beve molto bene e con piacere».
Quale sarà il posizionamento di mercato?
«Ogni azienda farà la sua strategia ed individuerà il segmento di mercato migliore per le sue esigenze. Come Consorzio porteremo avanti la denominazione Asti Secco con promozione istituzionale sul territorio, in Italia, e poi all’estero».
Guardando al mercato globale del Moscato d’Asti in tutte le sue varianti, qual è il vostro giudizio?
«Già nel 2016 e nel 2017 la situazione dell’Asti si è stabilizzata ed attualmente vengono prodotte circa 60 milioni di bottiglie. Il mercato russo è ancora in difficoltà ma almeno la ferita si sta rimarginando. I dati delle vendite del Moscato d’Asti sono in crescita: 32 milioni le bottiglie prodotte, grande richiesta negli Stati Uniti (70% delle vendite complessive) e segmento Premium di immagine e prezzo. Guardiamo al futuro con positività sapendo che anche l’Asti Secco potrà essere un ottimo alleato per la “Moscato Mania” che cerchiamo di diffondere nel mondo del vino».
2018: che cosa bolle in pentola?
«Dal 2018, e per tre anni consecutivi, investiremo 2 milioni di euro l’anno per promuovere il Moscato d’Asti ancora di più, grazie al progetto “Enjoy it’s from Europe”. Tre sono le vie che si uniscono e che percorreremo: Asti Secco, Moscato d’Asti e la “cultura del dolce” che è molto radicata sul territorio grazie a realtà artigianali ed industriali che lavorano nel campo dell’enogastronomia. Basti pensare che ci sono circa 200 specialità dolciarie che attivano i turisti nella nostra “Sweet Valley” e, per questo, a metà dicembre ci saranno eventi su Asti e Alba nei grandi palazzi storici, ed un Capodanno speciale ad Asti».