Si è conclusa da pochi giorni la vendemmia nel carcere “G. Montalto” di Alba. La struttura, infatti, ospita al suo interno una vigna di un ettaro, principalmente di uve Nebbiolo e Barbera, con cui si producono circa 2 mila bottiglie l’anno con il marchio “Valelapena”.
Il vigneto, il noccioleto con 130 piante, il giardino di 8 mila metri quadri, la serra e l’orto di circa 4 mila, rappresentano insieme il fulcro del progetto di formazione legato all’agricoltura finalizzato agli inserimenti lavorativi. Al progetto collaborano attivamente la direzione del carcere, con il direttore Giuseppina Piscioneri, l’ente formativo Fondazione Casa di Carità arti e mestieri onlus, l’Istituto Umberto I, scuola enologica di Alba, che si occupa della vinificazione e Syngenta che fornisce gli agrofarmaci e le sementi, oltre ad aver realizzato attività promozionali legate al’iniziativa, tra cui un libro e alcune mostre.
Nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, le attività agricole sono proseguite anche dentro le mura del carcere grazie, in particolare, all’impegno di quattro detenuti che per il loro comportamento esemplare in questi mesi non facili riceveranno nei prossimi giorni un encomio da parte della Direzione.
Da fine luglio il Montalto accoglie gli internati del progetto Casa Lavoro. Una quindicina di loro ha iniziato il corso di operatore agricolo sotto la guida di Giovanni Bertello, nella doppia veste di direttore tecnico e insegnante del progetto. Il corso durerà fino a fine novembre e si concluderà con l’esame e la qualifica.
Il gruppo si è quindi dovuto cimentare per la prima volta con la vendemmia, in una giornata supportato anche dal consigliere comunale con delega all’Agricoltura Mario Sandri.
«Da vignaiolo sono orgoglioso che, ad Alba, il reinserimento sociale e lavorativo di questi ragazzi possa avvenire attraverso l’attività agricola – spiega Mario Sandri –. Il progetto all’interno del carcere è cresciuto ogni anno di più grazie all’impegno di tutti i soggetti coinvolti e oggi è una realtà consolidata che può essere un aiuto concreto per chi, una volta scontata la pena, deve nuovamente confrontarsi con il mondo del lavoro».
«Un progetto cui teniamo molto – conferma Giovanni Bertello – e che sta dando ottimi risultati. Un ringraziamento anche al Garante dei detenuti di Alba Alessandro Prandi e al Garante regionale Bruno Mellano da parte mia e della Direzione per il loro costante interesse e impegno anche per questa iniziativa finalizzata al reinserimento lavorativo dei detenuti e che, ora, coinvolge gli internati della Casa Lavoro. In questi due anni di pandemia il progetto è rimasto in piedi anche grazie al supporto costante dell’assistente capo Pio Longobardi che segue le attività agricole insieme ai detenuti, garantendo sempre la massima sicurezza».