In Langa a Rodello, paese che comincia già a essere “alto”, pur non essendo ancora, geograficamente in Alta Langa, uno dei musei facenti parte del patrimonio artistico della Diocesi di Alba, conserva l’eredità di una straordinaria stagione artistica, quella vissuta alla fine degli anni ’60 del Novecento proprio a Rodello, sullo slancio delle idee riformatrici della Chiesa ispirate dal Concilio Vaticano II. Un’esperienza artistica che ha trovato la sua summa nell’artista sardo Dedalo Montali a cui è intitolato il museo, che conserva buona parte delle sue opere.
Così in Langa sono conservate e si possono ammirare le opere di un gruppo di pittori messi insieme da uno straordinario personaggio, il canonico don Mario Battaglino che volle concretamente portare a compimento l’invito che Paolo VI agli artisti portato nel 1964 a “tornare amici” e a portare nella chiesa una nuova impronta artistica di rinnovamento, in seguito al messaggio di riforma proveniente dal Concilio Vaticano II. Per questo alla fine degli anni ’60 a Rodello furono invitati giovani artisti dell’Accademia Albertina di Torino, sotto la guida di Enrico Paulucci, perché l’arte sacra si rinnovasse e raccontasse la nuova chiesa. A quell’invito hanno risposto artisti del calibro di Piero Ruggeri, Bruno Sandri, Giorgio Ramella, Beppe Morino, Simondo e soprattutto Dedalo Montali. Questi incontrò Mario Battaglino e suo fratello Cesare nel 1969, nello studio del pittore a Torino. Occorreva trovare qualcuno che illustrasse la cappella dell’opera socio assistenziale “La Residenza” di Rodello. Quella è diventata uno dei capolavori dell’artista e una delle sezioni più importanti del museo a lui dedicato.
Dedalo Montali ha attraversato tutta la storia del Novecento, conoscendone i disastri e le speranze e portando questa esperienza nelle sue tele. Nato a Cagliari nel 1909 ha girato per l’Europa, incontrando artisti importantissimi. Forte nella sua esperienza artistica è stata l’influenza di Sironi, che ha conosciuto negli anni ’30. Nel 1942 si trasferì a Fucecchio in Toscana, dove venne catturato dai nazisti per essere deportato in Austria. Nel dopoguerra si recò a Biot in Francia ove lavorò, fino al 1958, a un Ciclo della Crocifissione. Alla fine degli anni Sessanta l’incontro con don Mario Battaglino e all’inizio dei ’70 il lavoro presso la Cappella de La Residenza di Rodello. Negli anni ’80 si trasferì a Parigi, un periodo sereno, come testimoniato dalle sue opere realizzate soprattutto in Normandia; nella capitale francese ha aperto un centro d’arte divenuto riferimento per giovani artisti. Nel 1990 è tornato in Italia per vivere la sua ultima fase artistica. È morto a Rodello nel 2001.
Gran parte delle sue opere sono confluite nel museo a lui dedicato a Rodello nato nel 2003, due anni dopo la sua morte. Ma non si tratta solo di un luogo che raccoglie il notevole patrimonio artistico di Montali, bensì di un vero museo d’arte moderna e religiosa che si propone di proseguire l’opera che ha animato don Battaglino alla fine degli anni ’60, la promozione di una nuova arte sacra, che si confronti con la chiesa del presente e del futuro. La sede principale del museo è all’interno della chiesa dell’Immacolata concezione, eretta fra il 1748 e il 1749 su iniziativa dell’abate Michele Maria Falletti nella piazza principale di Rodello, intitolata proprio a don Mario Battaglino, in cima al paese. È stata edificata in stile Barocco, impostata a croce greca, con tre altari e una facciata neoclassicheggiante. Vi sono conservate alcune tele d’epoca di autore anonimo di un certo pregio. L’edificio è sconsacrato e interamente utilizzato come sede del museo.
All’ingresso, nel corpo centrale della chiesa sono esposte alcune opere d’arte giunte al museo tramite il progetto Rodello arte, che stimola tanti artisti oggi a cimentarsi nell’arte sacra. Di qui si passa nella ex Sacrestia della chiesa, che conserva le opere degli artisti giunti a Rodello negli anni ’60. Lo spazio vede protagoniste soprattutto due personalità: quelle di Dedalo Montali e Piero Ruggeri, con opere di Giorgio Ramella. Quella esperienza rodellese è contraddistinta da una cifra stilistica informale e da espressionismo post cubista. Le opere di Ruggeri e Ramella erano state pensate per sostituire temporaneamente le tele d’epoca settecentesche sugli altari della chiesa barocca, alla ricerca di nuove immagini per esprimere la devozione sacra.
Di qui si sale verso il piano superiore della chiesa: i corridoi che portano allo spazio superiore propongono opere di Dedalo Montali suddivise per periodi storici e per tematiche. Così si possono incontrare i quadri con i vescovi, che stimolano la chiesa al rinnovamento, opere dai colori piuttosto cupi e scuri alternarsi a quelle degli anni ’80 realizzate in Normandia. Cieli nei quali prevale l’azzurro, spazi ampi, un’apertura verso la speranza. Finalmente si giunge nella sala che raccoglie le Crocifissioni.
«Dedalo Montali ha vissuto l’esperienza della deportazione e le sue opere testimoniano la sua sofferenza, in particolare le crocifissioni. Nell’arte di Montali a venire crocefisso non è Cristo, ma l’uomo stesso, che nel Novecento ha voluto fare a meno di Dio, vivendo così le tragiche vicende delle guerre mondiali, sostituendosi a Cristo sulla croce. A queste visioni cupe si affianca la speranza di un rinnovamento della chiesa, affidata all’esperienza del Concilio Vaticano II. A influenzare l’arte di Montali è stato il pensiero di un filosofo come Pierre Teilhard de Chardin che auspicava un rinnovamento nella concezione dell’Uomo e aveva uno sguardo aperto sul futuro». Così Silvia Gallarato, direttore del Mudi di Alba, spiega l’opera dell’artista. La sala superiore, oltre a numerose opere sul tema è occupata da un’imponente Crocefissione, tanto grande da non poter essere contenuta interamente sul pavimento. Altri corridoi con le opere di Montali (alcune sul tema della droga) conducono nuovamente verso l’ingresso della chiesa. Uno spazio a sé è affidato all’esposizione delle opere di Bruno Sandri. L’ultima parte del museo è a tutti gli effetti la cappella de La Residenza di Rodello, interamente pensata e realizzata da Montali. Un capolavoro di luce e colore che incontrano spazi più scuri come quelli in legno dei piloni rappresentanti le stazioni della Via crucis. Qui le pareti diventano vetrate e viceversa. Alle spalle dell’altare la pala centrale con Cristo che invita alla sua mensa gli ospiti della casa. Montali ebbe la possibilità di plasmare a suo piacimento uno spazio che prima era un ex magazzino, dando vita a un luogo straordinario che riassume le sue poliedriche capacità artistiche, anche come scultore, con la presenza di numerosi bassorilievi.
Così don Cesare Battaglino, fratello del Canonico Mario Battaglino e cofondatore de “La Residenza” di Rodello, ex vicario della Diocesi albese, racconta l’incontro con l’artista: «Si è trattato di un incontro fortuito. Montali aveva bisogno di una struttura come la nostra e lo abbiamo conosciuto presso il suo atelier a Torino. È stato un incontro quanto mai fecondo. La sua arte e i temi da lui affrontati coincidevano con gli lo spirito dell’iniziativa di don Mario Battaglino. Notammo la rappresentazione della Chiesa attraverso la figura di un vescovo che con la mano sul Vangelo e lo sguardo fisso sul mondo si interroga drammaticamente: Chi si è allontanato dalla fede? Il mondo o la chiesa, la gente o i pastori infedeli? La risposta venne anni dopo dall’artista con la rappresentazione nelle vetrate di Papa Giovanni, titolare della Cappella de “La Residenza”, avvolto in un amplissimo piviale, che raccoglie in un abbraccio riconciliante la più diversa umanità. Montali da allora in avanti è rimasto sempre molto legato a Rodello, aveva una forte personalità, era un artista vero».
Lasciamo al sindaco di Rodello Franco Aledda il commento finale sul museo allestito in paese: «Il paese di Rodello è tornato ad essere una piccola capitale dell’arte contemporanea, come negli anni Sessanta del secolo scorso, quando Dedalo Montali e altri artisti si riunirono nel nostro comune per rinnovare, con il loro impulso, l’arte applicata al sacro. Da quell’esperienza, allora, nacquero l’allestimento della Residenza e poi il museo dedicato a Montali. Tutto il comune, ben presto, fu permeato dall’atmosfera creativa della produzione artistica, e opere di ogni tipo, da allora, hanno trovato qui sede, integrandosi alla perfezione con gli splendidi panorami della Langa. Oggi, grazie al progetto Rodello Arte, altre opere di originale fattura sono state ideate e realizzate da artisti provenienti da ogni parte di Italia, che qui hanno trovato stimolo ed ispirazione».
Il Museo diocesano di arte sacra contemporanea Dedalo Montali è aperto da maggio a ottobre ogni prima domenica del mese dalle 15 alle 18. Per informazioni (e per prenotare eventualmente visite fuori dagli orari programmati) telefonare al numero: 338/6018251.